Il coaching è uno strumento di sviluppo sempre più potente, che influisce sulle prestazioni, il commitment e il raggiungimento degli obiettivi aziendali, ma che generalmente è riservato a meno dell’1% dei dipendenti, come i top manager. Le trasformazioni odierne stanno dando un nuovo volto al mondo aziendale e il coaching oggi non è, e non deve più essere solo uno strumento di pochi, ma qualcosa che necessita di essere diffuso su tutti i livelli dell’organizzazione.
Nel primo appuntamento degli “Innovation Dates” di Lacerba approfondiremo insieme a Luigi Poto – team coach e executive coach – tutti gli aspetti relativi al coaching e come esso stia cambiando anche alla luce delle recenti trasformazioni in ambito digitale.
Non è mai troppo tardi per ridisegnare un percorso di una vita che ci calzi un po’ meglio.
Il coaching può essere spiegato con la metafora del viaggio che ha un punto di partenza e un punto di arrivo. Durante questo percorso il coach accompagna la persona (coachee) nel definire e fare chiarezza sul proprio obiettivo, ma anche nell’individuare le risorse e le opzioni che ha a disposizione per raggiungerlo.
Il coach aiuta il coachee ad esplorare i diversi punti di vista per raggiungere un obiettivo e valutare quali strade possano rivelarsi più efficaci: durante il percorso di coaching le persone apprendono un nuovo modo di pensare e di comportarsi in diversi ambiti della propria vita.
Si tratta quindi un percorso di crescita individuale che si basa sullo sviluppo delle capacità personali. In questo contesto è sempre la persona a guidare, a indicare quale sia l’area nella quale si vuole concentrare e le azioni da mettere in atto: il soggetto è il migliore conoscitore di se stesso e, esplorando, può scegliere le soluzioni più adatte.
Il coaching aiuta ad allineare le intenzioni, con i comportamenti e con i risultati. Non sempre, infatti, i comportamenti che vengono messi in atto sono coerenti con gli obiettivi e, allo stesso tempo, non sempre i comportamenti generano i risultati desiderati.
I benefici di questo allineamento sono, principalmente, tre.
In questo senso, il coaching – in quanto percorso di sviluppo personale – produce nelle persone la consapevolezza che l’azienda stia investendo su di lei che, di conseguenza, si dimostra più coinvolta e più responsabile.
Il coaching non è psicologia, ma è proprio pratica: si parte dalla definizione di un obiettivo e, con azioni concrete, lo si scompone per raggiungerlo. Nel conseguimento le skill, e in particolare le skill trasversali, giocano un ruolo essenziale: durante un percorso di coaching è la persona stessa a valutare le competenze che possono essere utili al raggiungimento dello scopo che ci si è prefissati.
Bisogna però tenere presente che le abilità possono essere allenate attraverso diversi coaching tool o specifici esercizi. Al di là dei singoli “esercizi” è molto importante individuare le azioni concrete per mettere a terra la propria competenza soft; ci sono degli strumenti che possono essere utilizzati, ma è la persona che le sceglie.
In questo senso il ruolo del coach è anche quello di monitorare l’andamento dei progressi del coachee e supportare. Si ricorda che la componente strategica e di pianificazione sono due tratti distintivi del coaching rispetto ad altri approcci, quali il counseling o la terapia.
Nell’immaginario collettivo, il coaching è un percorso di lunga durata quando efficace. Invece, in contesti organizzativi, la durata viene definita in funzione delle specifiche esigenze della persona.
Un elemento da considerare quando si stabilisce la durata del coaching è il livello di apprendimento che si vuole raggiungere. Si ricorda che esistono:
Premesso ciò si può ipotizzare che un percorso efficace possa durare tra gli 8 e i 10 incontri.
Si struttura in sessioni individuali della durata di 1 ora o 1 ora e mezza, a distanza di 15-20 giorni uno dall’altra. In questo modo si può realizzare un vero e proprio accompagnamento. Al contrario, nel caso in cui si voglia conseguire un obiettivo di lungo periodo, come il consolidamento della leadership, si può studiare un percorso di durata più lunga.
L’executive coaching è un percorso di coaching rivolto a figure apicali (quali il top management) e ha lo scopo di accompagnare queste persone nel potenziamento la propria leadership, nell’affrontare una criticità o una sfida. In questo senso possono essere individuati due tipi di obiettivi: da una parte il miglioramento della performance e dall’altra l’aumento della fiducia intorno a sé, lavorando direttamente sulle skills del soggetto. In questo senso il coaching funziona proprio come un fertilizzante delle abilità del coachee.
A differenza di quanto si possa pensare, però, l’executive coaching è rivolto anche a talenti aziendali emergenti di cui si vuole potenziare lo sviluppo e la crescita. Nei confronti di queste figure il coach può offrire il proprio supporto nell’esplorazione del proprio ruolo e nel conseguimento degli obiettivi di medio o di lungo termine.
Il coaching è nato, e in qualche misura rimane, per il top management. Però, nel momento in cui si afferma che uno dei principali benefici del coaching è il miglioramento delle performance, bisogna fare i conti con il fatto che si tratta di un progresso che riguarda il singolo individuo (livello di potenziamento individuale).
Per passare da questo livello di potenziamento individuare ad uno aziendale bisogna ampliare le maglie, investendo sulla cultura aziendale e sulla valorizzazione dei diversi talenti come fonte di diversi punti di vista. Ecco, quindi, che coinvolgere il middle management diventa uno strumento fondamentale.
Il contesto nel quale viviamo ci offre un cambiamento rapido, veloce e a volta feroce: per rispondere a questi continui stimoli bisogna proporre con idee non scontate e innovative.
Nel coaching si dice che il leader può essere innovativo ed efficace, ma – per definizione – non ha tutte le risposte. Di conseguenza, una leadership consapevole presuppone la capacità di ascoltare “tutte le voci in una stanza”: ogni membro del team può dare il proprio contributo e ha il proprio talento da mettere a fattor comune.
Questo approccio arricchisce e potenzia l’intelligenza della collettività. Non solo il leader è onnisciente, ma attivando le risorse nel team si possono raggiungere nuovi obiettivi aziendali e vivere meglio.
Il ruolo del coaching è quello della facilitazione: in ottica di risposta rapida e di implementazione, quindi, il coaching può aiutare processi quali l’innovazione, assicurando che ciascuno possa dare il proprio contributo in un’ottica di costruzione condivisa.
Uno degli strumenti che possono essere utilizzati dal coach sono sicuramente le domande, proprio perché si parte dal presupposto che le persone, e di conseguenza, i gruppi, abbiamo già le risposte dentro di sé.
In questo contesto le sfide del coaching in relazione all’innovazione sono di due tipi:
Il coaching ha delle grandi potenzialità sia nelle corporate, sia nelle start up. Ovviamente nel primo caso c’è un grado di complessità maggiore e il livello di responsabilità può essere differente nelle persone che decidono di intraprendere questo percorso. In termine di beneficio, però, è sempre una grande opportunità.
Bisogna, invece, portare la cultura del coaching anche in contesti dove, per una serie di fattori anche culturali e barriere all’ingresso, anche in realtà più piccole. Il beneficio è analogo: mettere in campo la migliore versione di sé stessi. L’unico requisito è l’impegno del coachee.
Il progetto “Coach in Cloud” di Lacerba coinvolge 12 coach mettono a disposizione le proprie abilità professionali: la partnership è nata dall’unione della nostra tecnologia con il loro know how.
È un servizio di coaching online diretto non solo ai manager nelle corporate, ma anche a figure di middle management o coloro che, ancora, non si sono approcciate al coaching. Si tratta di una soluzione che abbiamo reso smart e l’abbiamo testata (e continueremo) in prima persona.