
Una startup è un’azienda innovativa che si basa su un’idea nuova e che si sviluppa grazie a un modello di business dinamico e flessibile e che per crescere segue diverse fasi. Anche il Ministero dello Sviluppo Economico definisce la startup come “un’impresa giovane, ad alto contenuto tecnologico, con forti potenzialità di crescita. Tuttavia, proprio perché si tratta di una forma d’impresa un po’ particolare, è bene sapere che queste imprese presentano delle dinamiche specifiche e che anche la loro crescita è particolare rispetto a un’azienda tradizionale.
Avviare una startup richiede comunque la consapevolezza di dover compiere degli step specifici e che deve esser presente una forte componente d’innovazione che, però, deve essere verificata. Questo vuol dire che, prima d’iniziare questo percorso, l’idea va validata, ovvero testata su un potenziale mercato per capire se si tratta di qualcosa che può funzionare o se, invece, l’innovazione viene percepita così solo dall’ imprenditore, ma non dal mercato e dai potenziali investitori.
Avviare una startup, ma anche valutare il proprio modelli di business, richiede conoscenze e competenze specifiche. Non si tratta di qualcosa che si può improvvisare e, per questo, una soluzione ideale è quella di seguire dei corsi di digital marketing che permettono di acquisire le nozioni fondamentali per gestire questa tipologia d’impresa.
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Che cos’è una Startup
In primis, è bene aver chiaro di che cosa si tratta quando si definisce un’impresa con il termine startup. Un aspetto fondamentale è la componente innovativa e, quindi, queste aziende dovrebbero essere nuove, non il frutto di cessioni e fusioni e non essere ancora quotate in borsa o su altri mercati regolamentati.
Il core business di una startup deve essere lo sviluppo, la produzione e la commercializzazione di un prodotto o servizio ad alto valore tecnologico e la compagine che la costituisce deve essere in possesso di titoli di studio di alto profilo, come la laurea specialista, o il dottorato. La presenza di brevetti, licenze e software registrati, inoltre, è un altro fattore che chiarisce la natura innovativa dell’azienda.
É bene sapere che avere un’idea innovativa non basta per avviare una startup, ma deve essere anche dotata di un modello di business scalabile, che si può espandere rapidamente e che, quindi, ha bisogno d’investimenti per sostenere questo ritmo di crescita.
Quali sono le fasi di una startup?
Il ciclo di vita di una startup non è standard e, infatti, può avere una durata diversa e anche fasi differenti tra loro. In linea generale, comunque, il processo di crescita di una startup prevede alcuni step specifici. Si parte da un’idea imprenditoriale, qualcosa che si ritiene essere innovativo e che possa soddisfare il mercato, ma prima di tutto è necessario che questa idea sia validata. Poi, si potrà partire a sviluppare l’idea, realizzando un prodotto o un servizio, fino a lanciarlo sul mercato. L’obiettivo è quello di far crescere rapidamente l’azienda ottenendo buoni profitti e poi di attuare un’exit strategy.
Ogni fase richiede la pianificazione di attività, obiettivi da raggiungere e molte risorse che devono essere acquisite tramite finanziamenti, L’apporto di capitale, infatti, è importante per sostenere la crescita dell’impresa.
Ecco quali possono essere le fasi di vita si una startup:
- Pre-Seed e Bootstrap
- Seed
- Early Stage
- Early Growth
- Growth
- Exit
1. Fase di Pre-Seed e Bootstrap
Nel momento in cui l’idea di business viene concepita, ma non ancora resa concreta, ci troviamo nella fase di pre-seed: è il primo step nel ciclo di vita una startup e spesso l’idea viene condivisa con il team in modo informale. Si tratta ancora di una fase che richiede numerose verifiche e variazioni che devono essere fatte prima del lancio dell’attività e della costituzione della società.
É in questa fase che bisogna valutare in modo più concreto se l’idea può essere valida e se può funzionare, anche cercando di capire come ottimizzare le risorse finanziarie. La fase di pre seed è infatti forse quella più critica dove mancano le risorse e non ci sono ancora potenziali investitori.
In questo momento, quindi, la presenza dei business angel è importante per determinare il successo dell’idea. Si tratta d’investitori che forniscono il loro capitale per finanziare imprese ad altro rendimento che si trovano nella fase iniziale.
Questo delicato momento nella vita di uno startupper viene chiamato anche bootstrap o bootstrapping perché spesso si acquisiscono capitali affidandosi alle 3F (Family, Friends and Fools) disposti a finanziare l’idea.
I finanziamenti acquisiti questa fase devono essere utilizzati per la validazione dell’idea di business. L’analisi, che può essere condotta con diverse metodologie e affidandosi a vari strumenti, è importante anche per capire se si sta seguendo la strada giusta o se è necessario attuare un cambio di rotta o, addirittura, lasciar perdere totalmente il business nascente.
É sempre nella fase di pre seed che va formato il team e ricercati collaboratori, investitori e altri stakeholders che possano apportare valore aggiunto.
Una volta che l’idea è stata validata, quindi, si può arrivare alla creazione di una startup che segue un iter ben preciso.
Ci sono 3 momenti fondamentali nell’apertura di un’impresa innovativa:
- l’apertura della partita IVA;
- l’iscrizione al Registro delle Imprese;
- l’adesione dall’INAIL.
Ovviamente, questi step andranno eseguiti solo dopo che è stato definito il modello di business, gli obiettivi, il target e sarà stata fatta un’approfondita analisi del mercato e dei competitor.
2. Fase di seed e sviluppo dell’idea
La fase detta di seed coincide con lo sviluppo dell’idea che alla base della startup. In questo step, quindi, gli sforzi saranno orientati verso la definizione di un MVP o Minimum Viable Product, bisognerà definire un business plan e condurre i primi test sul mercato.
In questo momento, è importante che ci siano finanziamenti in equity, quali il crowdfunding e gli investimenti da parte dei business angel o di acceleratori di startup. Si troveranno persone disposte a investire solo se l’idea viene ritenuta valida e interessante e solo se, effettivamente, si dimostra che la startup avrà un buon risconto sul mercato.
3. Fase di Early Stage
In questa fase la startup si trova alle prese con il suo ingresso sul mercato e deve acquisire visibilità. Quindi, il Minimum Viable Product dovrà essere presentato ai clienti, bisognerà lavorare sul marketing per sviluppare brand awareness e raccogliere i feedback dai clienti per delineare al meglio la propria offerta. Si tratta di operazioni che non possono essere svolte senza un’adeguata preparazione e, per questo, è importante che si abbiano competenze specifiche nel settore e, in generale, nel marketing.
Anche in questa fase si avranno bisogno d’investimenti che potranno arrivare dai business angels, che magari richiedono di partecipare alle quote della società, ma trattandosi di qualcosa di più concreto ci si potrà rivolgere anche ai Venture Capital.
4. Fase di Early Growth e Growth
In questo momento, dopo aver convalidato l’idea, testato il prodotto sul mercato e acquisito i primi clienti, la startup inizia la sua vera e propria crescita e, quindi, arrivano anche i guadagni.
Tuttavia, c’è ancora molto da lavorare: ad esempio, va rifinito e modificato il business model, elaborato un piano di marketing e stabilire la strategia commerciale ancora più precisa e programmata una crescita nel mercato, ma anche eventualmente netrando in nuovi segmenti.
Solitamente, in questo momento di early growth sono necessari due “round” di finanziamento: da un parte ci sono quelli molto sostanziosi che provengono dei Venture Capital e dai fondi di Private Equity, quando il rischio d’imprese viene ritenuto basso, dall’altra, si possono ottenere investimenti ingenti perché si può contare su ricavi costanti e un buon nel mercato.
A questo punto, si è ormai nella fase di growt o “sustained growth” e l’obiettivo è acquisire nuove quote di mercato, conquistare nuovi clienti e, in generale, far crescere il proprio business. Ecco perché, è proprio in questo momento che spesso è necessario anche assumere nuove persone.
Gli investimenti che vengono fatti in questa fase sono a basso rischio, ma anche il ROI è orientato verso il basso. Si tratta di attività che vengono fatte per consolidare l’azienda in previsione dell’eventuale e successiva entrata in borsa o delle operazioni di vendita e cessione.
5. Fase di Exit, l’ultimo step
Si è giunti, quindi, all’ultima fase del processo di creazione di una startup. L’exit è quando la startup ormai ha una posizione consolidata, ha acquisito le quote di mercato previste e può autofinanziarsi grazie ai ricavi. Ci sono varie forme di exit strategy che le startup possono percorrere.
Ad esempio, con l’IPO, cioè Initial Public Offering, si possono cedere le quote dell’impresa al pubblico oppure decidere di far acquisire la startup a un’azienda più grande. Quest’ultima modalità, detta Mergers & Acquisition potrebbe essere un’ alterntaiva sia al Buyback, quando l’imprenditore compra tutte le quote azionarie dell’impresa entrandone in pieno possesso, sia al Secondary Sale che prevede la cessione solo parziale di alcune quote, ma con l’imprenditore che me tiene il controllo.