Verso un’Organizzazione Adattiva

Human Skills | 23 Nov 2023

Verso un’Organizzazione Adattiva

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Introduzione

Le organizzazioni, e le persone che ne fanno parte, si trovano oggi più che mai a doversi adattare a scenari di mercato sempre mutevoli, caratterizzati da trasformazioni continue e nuovi trend da anticipare per poter sopravvivere ed eccellere nel mercato. 

Tuttavia, le forme organizzative e i modelli di lavoro tradizionali risultano sempre più obsoleti e inadatti per abilitare quel processo di adattamento e innovazione continua richiesti oggi dal mercato digitale.

Ma quali sono i nuovi trend organizzativi, i modelli e le forme aziendali che meglio possono rispondere al mercato? E come muovere i primi passi in questa direzione? 

Ne abbiamo parlato con Demetrio Labate e Andrea Fare, fondatori di Leapfrog, società di consulenza organizzativa che accompagna organizzazioni e persone a evolvere verso modelli più produttivi, agili e in linea con i nuovi scenari di mercato. 

In questo articolo troverai alcuni spunti per comprendere meglio quale modello di lavoro si addice alla tua realtà organizzativa o al tuo Team, e poter muovere i primi passi verso nuove forme di organizzazione più funzionali.

Agile vs Adaptive: cosa significa e quali differenze?

Quando si parla di modelli di lavoro innovativi e in linea con i trend del mercato, molto spesso il primo termine a cui si pensa è “AGILE”. Ragionare in maniera agile, lavorare usando processi agili, adottare strumenti di lavoro agili: questo sembra essere oggi il mantra per affrontare i nuovi scenari di mercato all’interno di Team e Organizzazioni. 

Ma quanto spesso questi nuovi modelli ci sono sembrati inefficaci, per adattare la nostra struttura organizzativa alle nuove dinamiche di mercato? 

Questa disillusione e spesso delusione che si crea, trova risposta non tanto nel modello organizzativo in sé, quanto nel modo sbagliato in cui il modello viene adottato da aziende e team di lavoro.

 Il movimento Agile nacque nel 2001 per migliorare i processi di sviluppo e prototipazione di software e prodotti IT. 

Basato su una serie di principi di base costruiti e applicati in primis al mondo IT, tale modello di lavoro è stato poi esteso a funzioni e aziende diverse spesso in maniera inadeguata, senza essere compreso e senza tenere conto delle specificità dei singoli team di lavoro.

Per passare ai modelli di lavoro che meglio rispondono alle evoluzioni di mercato, dobbiamo parlare invece di organizzazioni “ADATTIVE” e comprenderne il nesso con le organizzazioni AGILI.

I modelli di organizzazione del lavoro adattivi si propongono di estendere in maniera corretta i principi del modello agile a tutti i team aziendali, rendendoli facilmente comprensibili e applicabili trasversalmente in azienda, sia a processi produttivi sia a processi e funzioni di staff.

I 4 pilastri su cui si fondano i modelli “adattivi” sono 

  • Percezione diffusa: ognuno in azienda è un “sensore” di ciò che accade all’esterno e all’interno di essa e può farsi promotore e artefice di cambiamento.
  • Generazione continua: l’azienda e le persone in essa hanno nel DNA la volontà di sperimentare e apprendere continuamente, generando innovazione quale linfa vitale per l’organizzazione.
  • Struttura minimale: l’azienda deve disporre delle regole e strutture minimali affinché tutti condividano la leadership e siano in grado di apprendere dalle azioni e dagli errori commessi
  • Autoriflessione: l’azienda, i singoli team e gli individui devono essere in grado in ogni momento di comprendere l’efficacia del proprio lavoro e dei propri risultati.

Questi principi, seppur di alto livello, sono le linee guida fondamentali che devono essere comprese e abbracciate a livello di singolo, team e organizzazione, per intraprendere un reale processo di trasformazione in azienda.

Quali sono i vantaggi di adottare una forma organizzativa “adattiva”?

L‘adozione di nuove forme di lavoro “adattive”, in grado cioè di evolversi con il mercato in maniera organica e sostenibile nel tempo, possono generare molteplici benefici sia sull’azienda sia sui singoli dipendenti, come dimostrato da numerosi casi studio internazionali*.

Per un’organizzazione ad esempio, essere adattivi può portare a:  

  • Processi decisionali più snelli e veloci  le organizzazioni adattive superano la gerarchia estrema delle strutture tradizionali, spesso ingessate e dove le decisioni richiedono l’ok di infiniti livelli burocratici. Un’organizzazione adattiva nasce per distribuire l’autonomia decisionale tra i membri, semplificando il modo in cui le decisioni vengono prese e avvicinando idea e azione.
  • Minori costi, senza “rompere la rete” – Un’organizzazione adattiva riduce i costi della burocrazia garantendo maggiore autonomia dei dipendenti e senza rompere il “flusso decisionale”.
  • Rendere lo smart working “naturale” – I modelli adattivi si sposano con le nuove forme di lavoro “intelligenti” perché fanno leva su una maggiore responsabilizzazione e autonomia. 

Ma rendere l’organizzazione adattiva, significa innanzitutto renderla recettiva, “viva” e dinamica, come un organismo in grado di crescere adattandosi alle mutevoli condizioni ambientali. 

Tutto ciò è possibile modificando il ruolo delle persone in azienda, che devono essere sempre più partecipi e responsabili di “intercettare” e indirizzare la vita dell’azienda, a qualunque livello dell’organizzazione.  

Per questo il bisogno di adottare tali modelli di lavoro non nasce sempre per colmare bisogni aziendali e per migliorare l’efficienza produttiva, ma anche per consentire ai dipendenti di modificare il loro modo di vivere l’azienda e la loro motivazione.  

Sul piano personale, ad esempio, adottare un modo di lavorare “adattivo” può portare a:

  • Stimolare una maggior realizzazione professionale – Un’organizzazione adattiva spinge i dipendenti verso uno scopo comune e condiviso da tutti e responsabilizza i singoli in maniera equa per poterlo raggiungere. 
  • Diminuire il carico cognitivo – Un’organizzazione adattiva rende autonome le persone nella presa di decisioni, riducendo i processi burocratici che appesantiscono i processi aziendali.
  • Aumentare il senso di appartenenza all’azienda – Un’organizzazione adattiva rende i dipendenti parte di una filosofia di lavoro comune, dove la leadership è distribuita in maniera equa a seconda delle potenzialità del singolo e dove l’intelligenza collettiva è valorizzata rispetto a quella dei leader tradizionali.
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Consigli pratici per muovere i primi passi verso un’organizzazione adattiva

“Ok, voglio iniziare a trasformare la mia azienda verso un modello più adattivo: da dove inizio?”

Come ricordano Demetrio e Andrea nella loro intervista, un team disposto a mettersi in gioco è la chiave per transitare un’azienda verso nuovi modi più efficaci di lavorare. Non sarà un percorso sempre breve e richiederà di sporcarsi le mani. Qui sotto qualche consiglio pratico da tenere a mente nell’intraprendere il percorso!

  • Fai il primo passo – Apri gli occhi verso nuovi modi di lavorare, impara nuove competenze e diffondile tra i tuoi colleghi. Fertilizzare è il primo passo per alimentare il cambiamento!
  • Sperimenta – Indipendentemente dalla dimensione dell’azienda, il miglior approccio è la sperimentazione. Crea un team pilota e adotta strumenti di lavoro, processi e strutture agili e scopri cosa è in grado di fare per la tua organizzazione.
  • Cambia il modo in cui si fanno le riunioni – Inizia a modificare il modo di fare le riunioni. Fare economia di tempo a partire dai momenti collettivi aiuterà a dare avvio ad un processo di efficientamento a tutti i livelli organizzativi del team di lavoro.
  • Ringrazia gli scettici – Ci sarà sempre qualcuno scettico verso l’adozione di nuovi modelli organizzativi. Sfidare lo scetticismo e tentare di superare gli stereotipi consentirà a tutti di validare insieme un nuovo modo di lavorare. Far convergere problemi e tensioni è un buon modo per generare soluzioni.
  • Apriti alla novità –  Scoprire, osservare e imparare modelli di organizzazione diversi è sicuramente un vantaggio. Esistono aziende con approcci differenti: come lavorano? Hanno successo? Quali difficoltà sperimentano?

Se desideri approfondire ulteriormente il tema, qui di seguito trovi il video integrale dell’intervista che abbiamo fatto insieme a Demetrio Labate e Andrea Fare.

E quindi? Cosa fare in questo “moto perpetuo” fatto di cambiamento continuo?

La risposta ci è sembrata chiara nel momento in cui abbiamo ribaltato la prospettiva comune: non dobbiamo insegnare un nuovo mindset, ma dobbiamo insegnare come allenare il proprio mindset al cambiamento.

La differenza è sostanziale. In un contesto così mutevole la migliore strategia da percorrere non è quella di adattarsi allo scenario del momento, ma piuttosto quella di allenare più in generale le nostra capacità di problem solving, di adattamento, di flessibilità ai nuovi scenari. Se vogliamo iniziare a correre, invece di rincorrere, dobbiamo essere parte del cambiamento, avere un mindset altrettanto mutevole e plasmabile.

Ora, essendo di per sè il mindset un concetto complesso, complesso è anche il suo modo di de-formarsi in modo “plastico” per ri-formarsi continuamente. Per questo abbiamo costruito un framework che, scomponendo la trasformazione in tutti i suoi pezzi, ci aiuti a inquadrare un vero e proprio allenamento, un percorso, composto sia da concetti utili ad alimentare la parte cognitiva del mindset, sia di strumenti, esercizi e casi pratici, per comprendere come applicare nel concreto quanto appreso.

Un percorso che abbiamo costruito in modalità “Hacking”, parola spesso usata nel mondo startup e che ora come non mai ci sembra adatta a descrivere la strategia da seguire: una strategia incentrata, come nel coding, sul riprogrammare continuamente quanto sviluppato, alla ricerca di soluzioni più efficienti.

Questa volta però lo faremo per imparare come riprogrammare velocemente e costantemente il nostro codice mentale, per renderlo migliore e adattivo.

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Arturo Giampieri

Arturo Giampieri

SEO Specialist, appassionato di tecnologia, marketing e cucina.

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